Il Parco archeominerario di Cabernardi, inaugurato il 5 luglio 2015, è una suggestiva struttura museale a cielo aperto che sorge in prossimità del piccolo centro del Comune di Sassoferrato, Cabernardi, appunto, sede tra il 1887 e il 1959, del più importante polo estrattivo dello zolfo d’Europa. Una realtà che, per lunghi anni, ha fatto da traino all’economia di un’ampia zona, da Sassoferrato, ad Arcevia, a Pergola ed oltre, in cui operavano in media circa milleseicento minatori, in massima parte impiegati in un duro e rischioso lavoro nel sottosuolo alle dipendenze della “Montecatini”, la Società proprietaria della miniera dal 1917 fino alla sua definitiva chiusura.
La realizzazione del sito è stata fortemente voluta dal Comune di Sassoferrato e dall’Ente Parco dello zolfo delle Marche che hanno potuto beneficiare delle opportunità concesse dalla legge n. 93 del 23/3/2001 (art.15: “Disposizioni in materia di attività mineraria”).
Il nuovo Parco archeominerario di Cabernardi è, di fatto, una pregevole realtà architettonico-ambientale che si estende su una superficie di circa due ettari di terreno. Grazie ad un minuzioso e complesso intervento di recupero, eseguito sotto la supervisione della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio delle Marche, parte dei manufatti che costituivano il nucleo operativo della miniera, sono ora nuovamente visibili. L’area è dominata dall’imponente pozzo “Donegani”, restituito al suo aspetto originario, da cui si calavano i minatori per accedere nelle estese e profonde gallerie scavate nel sottosuolo.
All’interno del Parco si possono inoltre visitare la centrale termica e i calcaroni, delle enormi vasche con un piano fortemente inclinato, destinate al deposito del materiale grezzo estratto dal sottosuolo, da cui, attraverso l’attivazione di un processo di combustione, veniva successivamente prelevato lo zolfo in forma liquida. Visibili anche i forni “Gill”, manufatti in muratura di epoca successiva ai calcaroni, di cui avevano la stessa funzione, ma dotati di una tecnologia più avanzata. Particolarmente suggestivo anche il percorso che il visitatore si troverà ad affrontare all’interno di una galleria di collegamento tra i forni e i calcaroni.
Perfettamente recuperato e percorribile il “piano inclinato”, ovvero la passerella di collegamento tra i due livelli dell’area, attraverso cui venivano sollevati e fatti transitare i vagoni carichi di materiale inerte. Un altro “gioiello” riportato alla luce è il deposito del gasolio, struttura seminterrata, di forma circolare, che è stata adibita ad auditorium, più precisamente a sala polifunzionale per conferenze, incontri e per l’accoglienza turistica, capace di ospitare oltre ottanta persone. Funzionale e adeguatamente descrittiva anche la segnaletica, realizzata sia all’interno, sia all’esterno del Parco.
Dunque, una pregevole opera di recupero che consente di percorrere un suggestivo itinerario in un’area, circondata dal verde, attraverso cui il visitatore si trova ad essere idealmente calato in una realtà industriale di un’epoca ormai lontana. La nuova struttura completa significativamente l’altra realtà “storica” di Cabernardi, il Museo comunale della miniera di zolfo, al cui interno sono conservate numerosissime e significative testimonianze della vita di miniera.
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